“Procura Nostra” coperture e depistaggi dei Pm di Pesaro e l’Aquila per coprire il fake Giuseppe Dezzani.

Da sinistra il Pm Maria Letizia Fucci, il Procuratore Capo di Pesaro Cristina Tedeschini e il Pm Fbrizio Giovanni Narbone

Agli atti le inquietanti omesse indagini su Giuseppe Dezzani del Procuratore Cristina Tedeschini e dell’agente di Polizia Antonio De Falco.

 













I FATTI AD ASTI E ROMA

CONSULENTI PARTIGIANI E JUNK SCIENCE

Il problema dei consulenti forensi partigiani è una piaga del nostro sistema Giustizia, su questo tema abbiamo intervistato la dottoressa Ursula Franco, criminologa, da quasi tre anni consulente della difesa di Michele Buoninconti, condannato a trent’anni in primo e secondo grado nonostante l’assenza di prove che sua moglie Elena Ceste sia morta in seguito ad un omicidio.

Michele Buoninconti

pubblicato su Le Cronache Lucane il 21 ottobre 2017

Dottoressa Franco, lei spesso afferma come alla base dell’errore giudiziario ci sia un rapporto particolare che lega alcuni consulenti forensi alle Procure, può spiegarci meglio?

“Una delle più comuni cause di errore giudiziario è la cosiddettaNoble Cause Corruption, i consulenti delle Procure, convinti dal magistrato inquirente di supportare una nobile causa, manipolano i risultati delle proprie analisi in modo da avvallare il suo convincimento, così facendo viziano irrimediabilmente l’andamento di un caso giudiziario. Non è difficile capire come i consulenti forensi delle Procure divengano partigiani delle stesse, il fatto che assistano gli inquirenti crea un rapporto tale da indurli a credere di doverli aiutare e in questo modo le loro consulenze perdono la necessaria obiettività scientifica. Purtroppo il problema è ancora più grossolano quando ad assistere una Procura sono consulenti che millantano titoli, questi truffatori per ricevere altri incarichi seguono pedissequamente le indicazioni del magistrato inquirente e mai e poi mai si sognerebbero di contraddirlo, non avendo, tra l’altro, neanche le competenze per farlo”.

– Dottoressa, sappiamo che lei è consulente della difesa di Michele Buoninconti, ci spiega che cosa è successo sia durante il processo di primo grado che durante l’appello riguardo al consulente della procura Giuseppe Dezzani?

Durante l’udienza del 22 luglio 2015 Giuseppe Dezzani ha riferito al giudice di essere laureato in Informatica, la difesa di Buoninconti gli ha chiesto di precisare dove e quando si fosse laureato ma il consulente della Procura non ha risposto. Di conseguenza l’avvocato Giuseppe Marazzita ha posto il problema al Giudice della Corte d’Assise d’Appello di Torino il quale ha ritenuto, inspiegabilmente, di non dover indagare sui titoli di Dezzani. La difesa non demorde, il problema verrà posto ai Giudici della Suprema Corte di Cassazione, non ci basta sapere che Giuseppe Dezzani sia iscritto all’Albo dei consulenti della Procura. Vi rendete conto che Buoninconti è stato condannato a 30 anni grazie anche a ciò che ha sostenuto Giuseppe Dezzani? Non è un diritto dell’imputato capire il perché sia stata ritenuta più credibile la versione dei fatti di Giuseppe Dezzani e non quella dell’ingegner Paolo Reale, consulente della difesa?

Tra l’altro Giuseppe Dezzani durante l’udienza del 22 luglio 2015, nel tentativo di supportare la sua errata ricostruzione dei movimenti di Buoninconti ha citato la testimonianza di un vicino di Michele, tale Pier Silvio Terzuolo che ha riferito di essere transitato di fronte a casa Rava intorno alle 9.00 e di non aver visto Michele Buoninconti.

Giuseppe Dezzani non ha competenze per giudicare se un testimone sia più o meno credibile di un altro eppure ha ritenuto, arbitrariamente, di invalidare la testimonianza di Marilena Ceste a favore di quella dell’altro vicino di Buoninconti, tale Pier Sandro Terzuolo.

Il vicino Pier Silvio Terzuolo non aveva alcun motivo di far caso a Buoninconti non essendo stato allertato da lui, a differenza dell’altra testimone, Marilena Ceste, che disse di aver visto Buoninconti davanti a casa sua 5 minuti dopo le 8.55.04, orario in cui ricevette proprio una telefonata da Michele.

Per la cronaca, voglio riferirle che il teste Terzuolo è stato sentito circa 9 mesi e mezzo dopo la scomparsa di Elena Ceste mentre Marilena Ceste è stata sentita nell’immediatezza dei fatti; Pier Silvio Terzuolo è un testimone impreciso, la riprova dell’imprecisione degli orari riferiti da Terzuolo è nella sua testimonianza riguardo all’orario di una telefonata senza risposta che gli fece Buoninconti alle 9.22.18 e che invece lui ha riferito, nel suo verbale di sommarie informazioni del 6 novembre 2014, come avvenuta alle 9.31.00; inoltre, Marilena Ceste è stata sempre definita dalla Procura una testimone credibile tanto che nella richiesta di misura cautelare a pag. 13 si legge: ‘Il (suo) racconto era dettagliato, i (suoi) ricordi molto nitidi e netti (…). Della giornata del 24 gennaio ricordava bene episodi, tempi, il succedersi degli eventi’, non si capisce quindi perché sia stato permesso a Giuseppe Dezzani di invalidarne la testimonianza mettendone così in dubbio la credibilità”.

– Sempre in tema di consulenti forensi sappiamo che lei è dell’avviso che sia giusto che vengano resi pubblici i titoli di studio.

“Certamente, non è un titolo l’essere iscritti all’Albo dei consulenti di una Procura, trovo che sia giusto che un imputato sappia chi decide del suo destino e che un Giudice sappia quali titoli ha il consulente di riferimento”.

– Dottoressa, un’ultima domanda, ci spiega che cosa sono le Junk Science, un altro problema che affligge i casi giudiziari?

“Le Junk Science sono le cosiddette Scienze Spazzatura, ovvero False Scienze o dati scientifici falsi. Alcuni esperti si servono di dati che non sono supportati scientificamente per sostenere le proprie tesi e alcune Procurepur di cercare conferme alle proprie ricostruzioni, tentano di far passare per scienza ciò che non lo è servendosi di “esperti” in tecniche che sono inaffidabili da un punto di vista scientifico, mi riferisco, ad esempio, alle ricerche con i cani da traccia, una “non scienza”. Le ricerche con i cani da traccia sono d’aiuto solo per trovare un cadavere o un disperso ma vanno censurate le abborracciate giustificazioni dei fallimenti nelle ricerche ed i tentativi di ricostruire un percorso intrapreso da un certo soggetto dai conduttori dei cani in quanto le loro affermazioni non sono né affidabili né verificabili”.

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